CARCERI:ALLEVARE QUAGLIE E FARE GELATI DIETRO LE SBARRE/ANSA A OPERA LABORATORIO
E FATTORIA, PRODOTTI PRESTO IN VENDITA (ANSA) - MILANO, 16 LUG - Anche Angelo,
39 anni, è impegnato nella preparazione dei gelati. Sa benissimo, però,
che imparare quell'arte non gli servirà a nulla fuori di lì perchè,
spiega senza perdere il sorriso, «ho una condanna all'ergastolo».
Tuttavia, racconta, «è un'occasione per me. Dopo 13 anni mi ha ridato
il sorriso». Come lui, altri 19 detenuti, tutti con pene elevate, non si
sono lasciati sfuggire quella possibilità e ora alcuni lavorano in un laboratorio
di gelateria, altri in una singolare fattoria che produce uova di quaglia, strutture
realizzate entrambe all'interno del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Dietro le sbarre di quell'istituto di massima sicurezza, il più grande
d'Europa, famoso anche perchè in una delle sue celle è rinchiuso
Totò Riina, tra poco verranno prodotti in serie mousse, gelati e zuccotti,
creati artigianalmente in uno spazio di 300 metri quadri dotato di 3 celle frigorifere
e tini di conservazione. Andranno poi in vendita in bar e ristoranti, così
come saranno sul mercato le uova di quaglia, dal gusto più delicato di
quelle di gallina, prodotte allevando gli animali in un orto situato proprio davanti
ad un'ala della Casa di reclusione.
Le iniziative, realizzate grazie al supporto della Provincia di Milano, vedono
coinvolte l'azienda Jobinside e l'associazione onlus Il Due.
Simpatici e carichi di autoironia i nomi scelti per i progetti: 'Aiscrim ...
prigionieri del gustò e 'La Fattoria di Al Capponè. «La verità
- spiega il direttore del carcere, Giacinto Siciliano - è che si può
coniugare l'esigenza di sicurezza con quella della riabilitazione».
Un'iniziativa che ha avuto anche il sostegno del Provveditore lombardo dell'amministrazione
penitenziaria, Luigi Pagano, del Garante dei diritti dei detenuti, Giorgio Bertazzini
e del sindaco di Opera, Ettore Fusco.
Il carcere, nel quale sono rinchiuse circa 1300 persone (capienza massima d i
oltre 1500), tra cui 200 ergastolani, 246 condannati per reati di stampo mafioso
(61 dei quali al regime del 41 bis), offre già possibilità di lavoro
nei laboratori che si trovano all'interno a circa 450 persone. «Noi dell'alta
sicurezza però - ha raccontato Elio, condannato a 13 anni, pasticciere
- non abbiamo mai avuto possibilità di fare nulla.
Ora la speranza è che i nostri dolci li possano assaggiare anche gli altri
detenuti. Anche se per regola qua si può mangiare gelato solo sei volte
all'anno».
Di gelatai ne arriveranno presto altri dieci. Come loro anche gli allevatori sono
stati scelti dopo un colloquio. «Per ora - spiega Saimir, albanese in attesa
di processo e con la prospettiva di stare dentro a lungo - stiamo allevando 100
quaglie, che arriveranno presto a 900». Ivan ne tiene in mano una e l'accarezza
(«è affezionata a me») proprio davanti alla capanna-fattoria,
mentre gli altri detenuti dall'alto, affacciati alle sbarre delle celle, li guardano.
«Noi qua - spiega - siamo dei privilegiati, lavoriamo sei ore al giorno
con un contratto regolare e uno stipendio. Sono sicuro, quando uscirò alleverò
quaglie». Fabio, invece, non usa giri di parole: «Lo facciamo anche
per i benefici di legge, cosa credete. Il mio futuro? Nell'azienda di mio padre,
se mi vorrà ancora».
(ANSA).
Y6N-MD 16-LUG-08 16:55 NNN
CARCERI: LABORATORIO GELATI E FATTORIA INAUGURATI A OPERA (ANSA) - MILANO,
16 LUG - Un laboratorio di gelateria
artigianale e un allevamento di quaglie per produrre uova, chiamati rispettivamente
e con molta autoironia 'Aiscrim ...
prigionieri del gustò e 'La fattoria di Al Capponè: è con
queste due singolari iniziative, inaugurate stamani, che la Casa di reclusione
di Opera (Milano), nota come carcere di massima sicurezza e in particolare come
luogo di detenzione del boss Totò Riina, intende favorire il recupero
sociale dei detenuti, i cui prodotti inoltre saranno presto in vendita sul mercato.
«Noi siamo conosciuti all'esterno, a torto o a ragione, come un carcere
duro, ma vogliamo coniugare l'esigenza di sicurezza alla riabilitazione sociale»,
ha spiegato Giacinto Siciliano, direttore dell'istituto penitenziario, presentando
i 300 metri quadri della struttura adibiti alla produzione dei gelati e l'orto
esterno, situato proprio davanti ad un'ala del carcere, dove si trovano serre,
coltivazioni e soprattutto la capanna per l'allevamento delle quaglie.
I detenuti-lavoratori, una ventina per ora e assunti regolarmente da una cooperativa
e un'azienda, sono per la maggior parte in regime di alta sicurezza. «Son
dentro da dieci anni e me ne restano ancora tre - ha raccontato Elio, pasticciere
- quando uscirò mi piacerebbe trovare lavoro in questo settore».
(ANSA).